TECNOLOGIA – COME SARÀ IL LAVORO DOPO IL CORONAVIRUS?
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IN QUESTO PODCAST PARLIAMO DI LAVORO DOPO L’EMERGENZA CORONAVIRUS
Lavoro, come sarà dopo?
Partiamo da una dichiarazione: «Le esperienze di smartworking che conoscevamo erano solitamente piuttosto limitate: un lavoratore stava a casa uno o due giorni a settimana. Organizzare uno smartworking perché un ufficio non esiste più è molto diverso. Rendere più produttivo lo smartworking di massa vuol dire adeguare le competenze dei lavoratori e la strumentazione offerta».
Lo parole sono di Francesco Daveri (economista e preside del Master in Business Administration dell’università Bocconi, a Milano). Da esse si capisce che, esaurita la quarantena da coronavirus, nulla sarà più come prima.
Lavoro: nulla sarà più come prima
Ora, quante volte l’avete sentita questa frase? E quante volte è stata priva di valore, o non ha mantenuto ciò che promette? Si pensava anche dopo l’11 settembre: avremmo vissuto una vita immersa nel terrore, esposti a continui attentati, limitati negli spostamenti aerei, o comunque fortemente condizionati.
Ebbene, è sotto gli occhi di tutti che non è stato così. Per carità, gli attacchi non sono mancati e con essi le vittime – che non sono solo i morti, ma anche i loro cari, la cui vita è stata stravolta e ai quali va tutto il nostro rispetto. Ma la grande maggioranza delle persone ha ripreso quasi da subito a vivere come ha vissuto fino al 10 settembre 2001: l’unica vera, e sensata, limitazione è quella che ci obbliga a lunghi controlli di sicurezza in aeroporto.
Però questa volta nulla davvero sarà come prima. L’impatto del coronavirus sulle nostre esistenze obbligherà il mondo intero a rivedere se stesso nel profondo. Il tempo della quarantena ha fermato gli ingranaggi della vita sociale ed economica, e al momento della ripartenza ci si dovrà chiedere cosa potrà riprendere nei modi noti fino a dicembre del 2019 e cosa no. A cominciare dal lavoro.
Lavoro, ecco cosa chiedersi
Il rischio di una disoccupazione estesa è altissimo. Dare cifre è inutile, e comunque non è necessario essere economisti per capire che in tanti – troppi – resteranno senza lavoro. E’ meno inutile chiedersi quali categorie sono più a rischio, per prendere eventuali contromisure. E’ invece decisamente utile provare a interrogarsi su quali nuove forme di lavoro potranno sorgere dopo questo passaggio storico effettivamente rivoluzionario.
E anche qui, nessuno ha la sfera di cristallo e indovinare nuove professioni è impossibile a meno di non prenderlo come un puro divertissement, un momento di cazzeggio alto, diciamo così. Ma certo non sbaglieremmo se dicessimo – e lo diciamo – che dovremo governare una importante evoluzione digitale dei servizi al lavoro, generata dalla diffusione forzata dello smart working di queste ultime settimane: scuole e università, aziende, banche e tutte quelle attività del privato che non chiudono grazie all’apporto del digitale.
Lavoro: la crescita del digital recruiting
A voler indovinare un ambito in cui la digitalizzazione sta attuando un velocissimo processo di cambiamento, quello è il mercato del lavoro. Parliamo del recruiting, tema di cui ci occupiamo con costanza con gli interventi di Primo Bonacina nella rubrica Digital HR, che vi invitiamo ad ascoltare. Ecco, c’è da immaginare che proprio l’attività di recruiting sarà così diversa – e anche più conveniente – rispetto al passato da spingere aziende e agenzie a non voler più utilizzare i metodi precedenti.
Pensiamo all’utilizzo di LinkedIn Talent insight o Profile xt, strumenti digitali sempre più utilizzati dalle aziende per ridurre i tempi di ricerca e di assunzione dei profili adeguati, grazie al lavoro di analisi sui big data e alla capacità di scremarli facendo combaciare il più possibile il lavoro offerto con le competenze del candidato. Che poi magari viene assunto o ingaggiato con un colloquio via Skype, e continuando a lavorare da casa o dal proprio studio.
E poi nel podcast sentirai…
… la proposta per come migliorare le competenze digitali di chi ora è fermo.
Buon ascolto!
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