OPEN SOURCE – L’INTEROPERABILITÀ DEI DOCUMENTI
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Il tema dell’interoperabilità, che – nel caso del software – vuol dire formato standard dei documenti, è un tema complesso. Purtroppo, vista la situazione, e gli attuali sviluppi, sarebbe meglio parlarne durante una puntata di “chi l’ha visto”, perché in Italia, e non solo, siamo ancora lontani dal raggiungere l’obiettivo dell’interoperabilità, che porterebbe grandi vantaggi alla maggior parte degli utenti.
Proprio in questi giorni, si sta discutendo delle linee guida per l’agenda digitale, e questo è uno degli argomenti più controversi.
Interoperabilità dei documenti: di cosa si tratta?
L’interoperabilità è la capacità, da parte di un software, di scambiare informazioni in modo trasparente con gli altri software, senza che le eventuali differenze tra sistemi operativi e software, e tra versioni dello stesso software, possano intervenire nel processo e impedire o limitare l’accesso alle informazioni stesse.
Quindi, ci riferiamo alla possibilità di scambiare documenti con gli altri utenti avendo la certezza che essi mantengano le loro caratteristiche in modo indipendente dal numero dei computer, dei sistemi operativi e dei software, e dal numero delle eventuali modifiche apportate da ciascuno degli utenti.
Unica condizione: i caratteri utilizzati nei documenti devono essere installati su tutti i computer, perché altrimenti l’aspetto visivo dei documenti potrebbe variare a seconda delle caratteristiche dei caratteri, e la maggior parte degli utenti potrebbe pensare che il documento è diverso quando invece lo sono solo i caratteri (non avete idea della frequenza di questo problema!).
Wikipedia fornisce una definizione molto più tecnica di interoperabilità, comprensibile solo agli addetti ai lavori in ambito informatici: l’interoperabilità è la capacità di un sistema o di un prodotto informatico di cooperare e scambiare informazioni o servizi con altri sistemi o prodotti in maniera più o meno completa e priva di errori in modo affidabile, ottimizzando le risorse obiettivi dell’interoperabilità sono l’interazione fra sistemi e lo scambio e il riuso di informazioni fra sistemi informativi non omogenei.
Interoperabilità dei documenti: definizioni uguali e contrarie
Le due definizioni di interoperabilità – quella che ho dato io e quella che ne dà Wikipedia – sono allo stesso tempo simili e profondamente diverse. La prima si riferisce all’interoperabilità basata su standard de iure o standard di legge; la seconda è basata invece su standard de facto o standard di mercato. La differenza tra i due tipi è molto semplice: gli standard de iure proteggono gli interessi degli utenti; gli standard de facto gli interessi delle aziende e, di conseguenza, vanno contro gli interessi degli utenti. La legge, compresa quella italiana, privilegia gli standard de iure.
Le linee guida sull’acquisizione e il riuso di software per le pubbliche amministrazioni, in vigore dal 9 maggio 2019, forniscono questa definizione di formato aperto dei dati: un formato pubblico, versionato, documentato esaustivamente e senza vincoli all’implementazione. Un formato aperto è un formato riconosciuto da un ente di standardizzazione, e mantenuto in modo condiviso tra più enti che forniscono implementazioni concorrenti con un processo trasparente.
Il formato deve rimanere consistente con la versione dichiarata. Inoltre, l’utilizzo di formati aperti per il salvataggio dei dati e l’accesso libero a questi dati – soprattutto nel caso di soluzioni software as a service – sono requisiti per evitare il lock in, fenomeno di natura tecnica ed economica in cui un utente non riesce a svincolarsi sia da una scelta tecnologica a causa dei costi elevati legati al cambio di tecnologia e, in molti casi, sia dall’adozione di soluzioni proprietarie che impediscono di effettuare la migrazione.
Interoperabilità dei documenti: l’urgenza di una cultura
Purtroppo la maggior parte degli utenti non ha alcun tipo di cultura degli standard, per cui continua a utilizzare in modo del tutto inconsapevole formati di dati progettati con enorme dispiego di conoscenze, risorse ed energie proprio per evitare che gli utenti stessi possano avere il controllo dei contenuti che essi stessi hanno sviluppato in modo indipendente dal software.
In un mondo ideale, infatti, gli utenti dovrebbero essere in grado di accedere ai propri documenti senza dover acquistare uno specifico software, mentre oggi la maggior parte è legata allo stesso software utilizzato per la creazione dei documenti stessi: questo però deve non solo essere acquistato, ma anche aggiornato regolarmente. E sempre a fronte del pagamento di una licenza per mantenere invariata la stessa capacità di accesso.
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